Libertà finanziaria: che cos’è e come raggiungerla

A cura di Mattia Russo

Come diventare ricchi? Come si può vivere di rendita? Cosa vuol dire avere “libertà finanziaria”?

Queste e tante altre domande legate al tema “libertà finanziaria” ci vengono poste periodicamente tramite i nostri canali, spesso scaturite dalla volontà di vivere appieno la propria esistenza slegati dal pensiero fisso del “guadagnare soldi per vivere” fino alla pensione.

I primi studi sulla libertà (o indipendenza) finanziaria, nonché le prime vere e proprie teorie economiche a riguardo, risalgono alla metà degli anni ’90; in contemporanea alla nascita di questa disciplina, che ha riscosso fin da subito l’interesse dell’opinione pubblica, risalgono anche le prime incomprensioni collegate a tale materia.

A distanza di trent’anni, cerchiamo di fare chiarezza presentando una definizione di “indipendenza finanziaria”, raccontando la storia delle teorie e dei movimenti che hanno portato alla sua evoluzione e permettendo al lettore di cogliere la differenza tra la libertà finanziaria e la ricchezza.

Che cos’è la libertà finanziaria?

Riducendo ai minimi termini il concetto su cui si basa la libertà finanziaria siamo in grado di assegnare a quest’ultima una prima, generale, definizione:

con “indipendenza finanziaria” o “libertà finanziaria” si intende una condizione di solidità del proprio patrimonio tale da permettere ad un individuo, o ad un nucleo familiare, di continuare a condurre l’attuale (ed ottimale) stile di vita anche in seguito all’interruzione delle attività lavorative svolte dall’individuo stesso o dai vari componenti della famiglia.

Possiamo dire, quindi, che l’apice della libertà finanziaria consista nella possibilità di ritirarsi anticipatamente in pensione. Da qui prende il nome il movimento americano FIRE (Financial Independence, Retire Early).

Alla luce di questa definizione sorge spontanea la seguente domanda: come si fa a calcolare il patrimonio necessario per essere finanziariamente indipendente?

libertà finanziaria

La libertà finanziaria e la teoria del tasso di prelievo del 4%

Teoria del tasso di prelievo: cos’è?

A tal proposito, nel 1994 il consulente finanziario William Bengen ha teorizzato che, prendendo in considerazione un lasso di tempo di trent’anni, un individuo può considerarsi finanziariamente indipendente, e quindi (potenzialmente) può continuare a condurre il proprio stile di vita senza avere alcuna tipologia di entrata per i successivi tre decenni, solo quando il patrimonio dell’individuo stesso è tale che le spese annue di quest’ultimo corrispondano al 4% (valore reale).

Ad esempio:

se le spese totali annuali di Marco sono pari a 50.000€, per trovarsi in una condizione di indipendenza finanziaria su trent’anni, il patrimonio di Marco deve essere pari a 1.250.000€ (ossia la cifra per cui 50.000 è il 4% à 50.000 x 100 : 4 = 1.250.000)

Se è vero che in qualsiasi periodo storico è stato possibile prelevare il 4% all’anno del proprio patrimonio senza che questo fosse completamente esaurito al termine dei trent’anni è anche vero che si tratta di una previsione, a detta di molti economisti (Bengen compreso), molto pessimistica. Storicamente, infatti, è possibile prelevare il 7% all’anno del patrimonio senza correre il rischio di prosciugare i propri fondi (nei periodi finanziariamente più prosperi è stato possibile arrivare ad una percentuale del 13%).

libertà finanziaria

Come gestire il proprio patrimonio una volta raggiunta la libertà finanziaria

La teoria analizzata al paragrafo precedente illustra la possibilità di prelevare il 4% (se non addirittura il 7% o il 13%) all’anno, per trent’anni, del proprio patrimonio, senza avere ulteriori entrate nel corso dei decenni. Come si può mantenere tale meccanismo? Perché i fondi non si esauriscono prima del termine dei trent’anni?

Numericamente (o meglio, ignorando l’inflazione), infatti, se ogni anno un individuo preleva il 4% del proprio capitale (ad esempio, un prelievo di 50.000€ all’anno su un patrimonio di 1.250.000€) quest’ultimo dovrebbe essere esaurito dopo appena 25 anni (infatti, 50.000€ x 25 = 1.250.000). Se il prelievo, invece, è pari al 7% (ossia 87.500 all’anno su un capitale di 1.250.000) allora il capitale dovrebbe essere esaurito dopo poco più di 14 anni (87.000 x 14 = 1.225.000).

William Bengen ha, quindi, sbagliato i calcoli? No, il padre del movimento FIRE ha teorizzato che è possibile prelevare il 4% all’anno del proprio patrimonio, senza avere entrate extra, solo se questo è investito al 50% in obbligazioni e al 50% in S&P 500.

L’indipendenza finanziaria non si raggiunge solo con risparmio ed accantonamento ma, nel processo, ricoprono un ruolo fondamentale anche gli investimenti.

indipendenza finanziaria

Cosa si intende per “ricchezza”? Come diventare ricchi senza lavorare?

Ci possono essere due definizioni possibili di ricchezza: la prima si basa su una questione comparativa (ad esempio rientrare nell’1% della popolazione per patrimonio o per reddito), la seconda riguarda il rapporto tra patrimonio e/o reddito e spese.

Approfondendo quest’ultima definizione, possiamo affermare che se l’indipendenza finanziaria consiste nella capacità di continuare a condurre il proprio stile di vita senza produrre reddito ma utilizzando solo il patrimonio che si ha a disposizione, allora la ricchezza è l’esatto opposto: consiste nella capacità di elevare il proprio stile di vita (con un conseguente aumento delle spese) grazie ad un aumento del reddito (o, in rari casi, del patrimonio).

Non è detto che ricchezza e indipendenza finanziaria non possano coincidere. Al contrario, possono essere viste come due parti dello stesso processo: in una prima fase può essere condivisibile rincorrere la ricchezza, cercando un aumento delle spese e un miglioramento del proprio stile di vita (il ché, nella maggioranza dei casi, comporta la ricerca di aumento del reddito); così come, in una seconda fase, è naturale cercare di condurre quello stesso stile di vita avendo la possibilità di interrompere l’attività lavorativa e vivere di rendita.

la libertà finanziaria

È possibile diventare ricchi?

Se con “ricchezza” si intende l’essere in possesso di un capitale tale da rientrare tra i dieci uomini più ricchi in Italia, allora è molto difficile, oserei dire impossibile, diventare ricchi (dal momento che, per definizione, in questa classifica rientrano solo dieci eletti su un totale di cinquantanove milioni di persone); se, invece, si adotta la definizione per cui essere ricchi significa poter condurre uno stile di vita ottimale e ideale, riuscendo, con il proprio reddito e/o patrimonio, a coprire interamente le spese a cui si è sottoposti, allora la ”ricchezza” si trasforma in uno scenario (pur sempre difficile da realizzare) molto più concreto ed attuabile.

Conclusioni

L’ideale dell’indipendenza finanziaria non è né perfetto né privo di problematiche: innanzitutto riuscire effettivamente a raggiungere la pensione anticipata è molto difficile, specialmente con spese e stipendi medi. Secondariamente, per raggiungere e mantenere l’indipendenza finanziaria è assolutamente necessario prevedere l’evoluzione delle spese nel corso dei decenni, impresa quasi impossibile se si pensa a quanti cambiamenti possono esserci nella vita di una persona (un esempio, banalmente, è riscontrabile nella nascita di un figlio); in caso di previsione sbagliata delle spese a lungo termine i propri sforzi non saranno vanificati del tutto ma il viaggio verso l’indipendenza finanziaria subirà un rallentamento.

Ovviamente le problematiche appena citate non sono intrinseche all’ideale stesso ma sono ostacoli che possono far demordere dal provare a raggiungere la libertà finanziaria.

Ecco perché è necessario comprendere che i benefici a cui porta l’indipendenza finanziaria non sono limitati esclusivamente all’obiettivo finale, il pensionamento anticipato, ma possono avere anche altre declinazioni più immediate: una incentrata sul tempo (la quale guarda il lasso di tempo per cui le spese sono completamente coperte dal patrimonio accumulato) e una più incentrata sul patrimonio assoluto (la quale guarda al patrimonio accumulato come ad un reddito extra che, se necessario, può essere sommato alla propria entrata principale per permettere di superare momenti di crisi o, semplicemente, per creare maggiore tranquillità e stabilità patrimoniale).

In altri termini, cercare di raggiungere l’indipendenza finanziaria pone l’individuo in un circolo virtuoso di risparmi e investimenti; inoltre, anche qualora non riuscisse a raggiungere la totale libertà finanziaria, trarrebbe comunque enorme vantaggio dal capitale accumulato nel percorso (il quale potrebbe essere utilizzato per concedersi anni sabbatici o entrate extra).

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