Tassazione dei fondi pensione: tutto quello che devi sapere
A cura di Filippo Scarpini
Se stai cercando informazioni dettagliate sulla tassazione dei fondi pensione, sei nel posto giusto. In questo articolo esploreremo tutto ciò che c’è da sapere sulla tassazione del fondo pensione, fornendo esempi pratici e chiarimenti su come funziona la tassazione nel riscatto del fondo pensione. Discuteremo anche in che modo la tassazione del TFR nel fondo pensione influisce sui tuoi risparmi, con un focus particolare sulla deducibilità dei contributi al fondo pensione.
I fondi pensione rappresentano oggi una parte integrante del sistema previdenziale italiano, nonché una delle forme di risparmio più efficienti e in grado di colmare il gap previdenziale, inteso come differenza tra l’ultimo stipendio percepito in busta paga e l’assegno pensionistico effettivo.
Indice dei contenuti
Deducibilità fiscale dei versamenti
Il primo grande vantaggio dell’adesione a un fondo pensione riguarda la deducibilità fiscale dei contributi versati. Di cosa parliamo concretamente?
Si tratta della possibilità di sottrarre l’importo dei contributi versati al fondo pensione dal reddito imponibile, la differenza verrà poi sottoposta alla tassazione IRPEF.
In altre parole, i contributi versati alla previdenza complementare sono utili per abbattere il reddito imponibile e quindi, banalmente, pagare meno tasse.
L’importo massimo deducibile annualmente è pari a 5.164,57 euro.
Nel caso in cui il contraente possieda più fondi pensione, il tetto massimo però si intende complessivo (quindi non è possibile dedurre 5.164,57 per ciascun fondo pensione).
I versamenti deducibili che rientrano in questo limite includono i contributi volontari del sottoscrittore del fondo, i contributi versati dal datore di lavoro e i contributi versati in favore di un familiare fiscalmente a carico.
Minore tassazione sul TFR
Gran parte dei lavoratori dipendenti tende a non preoccuparsi dell’allocazione del proprio TFR (Trattamento di Fine Rapporto), finendo per optare per la scelta più facile (che spesso è più che altro frutto di una “non scelta”), ovvero lasciarlo in azienda fino alla cessazione del rapporto di lavoro.
Purtroppo, chi sceglie questa strada lo fa in genere per pigrizia, ignoranza o perché si teme di recare un torto al proprio datore di lavoro (spoiler: conviene anche all’azienda!).
Il TFR rappresenta infatti circa il 7% della retribuzione annua lorda: se mantenuto in azienda, al momento della cessazione del rapporto di lavoro e della riscossione di questo “tesoretto” il lavoratore pagherà una tassazione piuttosto elevata, in quanto sarà liquidato in regime ordinario seguendo le aliquote IRPEF (nel 2024 vanno da un minimo del 23% a un massimo del 43%).
Scegliere invece di destinare il proprio TFR in un fondo pensione significa optare per una scelta più efficiente dal punto di vista fiscale.
Il TFR viene infatti assoggettato ad una ritenuta alla fonte a titolo definitivo nella misura del 15%, che a va a ridursi dello 0,30% per ogni anno di partecipazione successivo al quindicesimo. La misura massima della riduzione è pari dunque al 6%: pertanto, dopo 35 anni di partecipazione si applica l’aliquota del 9%.
Aliquote più basse sui rendimenti
Un ulteriore aspetto da non trascurare riguarda la riduzione dell’aliquota sui rendimenti. Non bisogna infatti dimenticare che il fondo pensione è a tutti gli effetti uno strumento di investimento, che permette di gestire e investire il denaro accumulato sui mercati finanziari.
La normativa prevede una tassazione agevolata sui rendimenti generati dai fondi pensione: l’aliquota è al 20% rispetto al 26% applicato da altri strumenti finanziari (e scende al 12,5% per i titoli di Stato).
Può sembrare una differenza poco significativa, ma trattandosi di uno strumento a lungo termine, l’impatto sulle performance a lungo andare diventa notevole.
Come viene tassato il riscatto?
Al momento del raggiungimento della pensione e quindi dell’effettiva erogazione della somma accumulata, è possibile richiedere la liquidazione del fondo pensione sotto forma di rendita o di capitale.
Nel primo caso, si percepirà periodicamente e per tutta la vita una somma di denaro periodica (rendita), mentre nel secondo caso si potrà percepire al massimo il 50% dell’importo in un’unica soluzione e il resto dilazionato nel corso degli anni.
Le prestazioni pensionistiche derivanti dai contributi dedotti sono tassate con aliquota del 15%, che può tuttavia ridursi in base agli anni di partecipazione al fondo pensione: dopo i 15 anni di versamenti l’aliquota diminuisce dello 0,3% per ogni anno successivo, fino a toccare l’aliquota minima del 9%. Naturalmente, dall’imponibile andranno sottratti gli importi relativi ai rendimenti maturati – sui quali abbiamo già pagato le tasse – e i contributi che non sono stati dedotti nelle dichiarazioni dei redditi durante gli anni di contribuzione.
In generale, la tassazione sui fondi pensione gode di una serie di agevolazioni per gran parte delle categorie di lavoratori, a maggior ragione se si teme di percepire una pensione bassa e inadeguata a garantire lo stesso tenore di vita.
Cosa cambia in caso di riscatto anticipato?
Oltre al caso più classico e se vogliamo naturale rappresentato dal riscatto alla pensione, è possibile richiedere un anticipo del fondo pensione, sebbene ci siano vincoli legati alla singola casistica.
È possibile richiedere un riscatto anticipato del 75% della posizione individuale maturata nel caso in cui si debbano sostenere spese sanitarie per gravi problemi di salute per sé o i propri familiari.
Nel caso in cui si voglia effettuare un riscatto anticipato per acquistare o ristrutturare la prima casa, la percentuale è sempre il 75%, a condizione che il contribuente sia iscritto al fondo pensione da almeno 8 anni.
La normativa prevede poi un’ulteriore casistica, per esigenze più ampie e generiche, che consente di riscattare fino al 30%.
Anche le aliquote della tassazione variano in funzione della singola casistica. Nel caso del riscatto per far fronte a spese sanitarie vige l’aliquota del 15% con una riduzione dello 0.30% a seconda dell’anzianità, mentre per tutti gli altri casi l’aliquota è pari al 23%.
Si può trasferire la posizione individuale maturata in un altro fondo pensione?
C’è un’altra buona notizia per chi aderisce a un fondo pensione. Il trasferimento della posizione individuale è una soluzione sempre percorribile per il contribuente, a patto però che siano trascorsi almeno 2 anni dall’adesione al piano pensione originario.
Si tratta di un’operazione che è del tutto esente da oneri fiscali.
Inoltre, spostare la propria posizione individuale da un fondo pensione a un altro non interrompe l’anzianità contributiva maturata.
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