Polizza vita: come funziona? Sono davvero una forma di investimento e di tutela?
A cura di Lorenzo Dall'Olio
Come funziona una polizza vita? Perché dovrei farne una? Cosa sono le “polizze vita come investimento”?
Queste e tante altre domande sul tema “polizze vita” ci vengono poste giornalmente tramite i nostri canali social.
Ecco, se stai valutando la sottoscrizione di una polizza vita, sia a scopo di investimento che a scopo assicurativo fermati un attimo.
In questo articolo andrò ad illustrarti in alcuni paragrafi i fondamenti essenziali di questi contratti, risparmiandoti la lettura di centinaia di pagine di clausole, nonostante, in caso di sottoscrizione, è sempre bene fare qualche tentativo nel leggere le condizioni.
Riassumere in poco questi contratti molto complessi è complicato, ma l’intento è quello di comprenderli, non di semplificarli eccessivamente e travisarne alcune parti.
Bene, siediti comodo e seguimi per tutto l’articolo! Scoprirai i pro e i contro delle polizze vita, le loro caratteristiche e se ha senso investirci.
Indice dei contenuti
Che cos’è una polizza vita?
La polizza vita è una tipologia di contratto stipulato tra una compagnia assicurativa e una persona fisica o giuridica, prevedendo un indennizzo in caso del verificarsi di un determinato evento sull’assicurato.
Tali contratti sono solitamente associati a opportunità di investimento, quindi offrono la possibilità di investire tramite fondi comuni di investimento offerti tramite gli istituti di credito.
Allo stesso tempo, è possibile unire l’investimento a forme di tutela, come un capitale in caso di morte erogato al beneficiari.
Ecco, dopo aver dato una rapida occhiata sulla definizione principale di polizza vita è bene capire la linea generale di tali contratti.
Per semplicità, possiamo considerare la polizza con una filosofia di “aut-aut”: se l’assicurato è in vita alla scadenza del contratto, allora avrò una determinata prestazione, oppure se l’assicurato decede prima della scadenza, ne avrò una differente.
Bene, ma chi sono il “contraente”, “l’assicurato” e il “beneficiario”?
Contraente e assicurato sono due termini usuali nel mondo delle assicurazioni: il primo è colui che stipula la polizza, il secondo colui sul quale verte l’evento assicurato. Infine, vi è il beneficiario, ossia colui al quale viene erogata la prestazione. Ricordatevi che le figure possono coincidere tra loro, dipende dalle esigenze del contraente e dalla tipologia di contratto, oltre che dalla volontà del contraente.
Analizziamo quindi i due casi:
- in caso di morte dell’assicurato, la compagnia assicurativa prevede la liquidazione di un capitale definito nel contratto e quest’ultimo si estingue.
- in caso di vita dell’assicurato, dobbiamo approfondire ulteriormente il tema, addentrandoci in particolar modo negli IBIPs (Insurance Based Investment Products), ossia i prodotti d’investimento assicurativo.
Definizioni assicurative: scopo generale, premio e rischio
Spiegare perché stipulare una determinata polizza, in generale, è semplice: l’intenzione è quella di diminuire la nostra esposizione a un rischio di un determinato evento, e delegare totalmente o parte di tale rischio a una compagnia che può permettersi, dopo una valutazione statistica, di sostenere tale onere, e, in caso di necessità, di onorare il contratto per risarcire o erogare la prestazione all’assicurato.
Alla base di tutte le polizze, e non solo le polizze vita, troviamo il premio: il premio è considerabile come quello che devolviamo alla compagnia assicurativa per il servizio offerto. Con ciò, intendo dire che il prezzo che paghiamo serve alla compagnia per coprire noi assicurati dalla possibilità di un evento di danneggiarci eccessivamente economicamente al suo avvenire. Le polizze vita seguono questo ragionamento: con una durata solitamente predefinita, l’investimento segue l’orizzonte temporale, e prevede indennizzi in caso di determinati eventi.
Il rischio è un concetto relativamente semplice: statisticamente, non è però così semplice misurare la possibilità che avvenga un determinato evento nel tempo e nello spazio. Su ciò si basa, senza troppe esagerazioni, la sopravvivenza di una compagnia assicurativa.
Le tipologie di polizza vita
Prima di approfondire gli IBIPs precedentemente citati, farò un elenco delle principali tipologie di contratti di polizze vita esistenti, per comprendere meglio come sono suddivise, e, soprattutto, che polizza vita non equivale sempre a un investimento finanziario.
Le tipologie sono le seguenti:
- Rendita immediata o differita, ossia contratti che erogano una rendita, a seguito di un unico versamento da parte del contraente, a partire da una data definita in contratto.
- TCM (temporanea caso morte), contratti che assicurano una somma di capitale erogabile dalla compagnia se si verifica la morte dell’assicurato nel periodo di contratto.
- Capitale differito, contratti dove è prevista una somma erogata dalla compagnia in caso di vita dell’assicurato dopo un periodo prestabilito da contratto.
- Caso morte a vita intera, contratti con durata possibile per l’intera vita dell’assicurato, fatta eccezione per i riscatti anticipati possibili.
- Mista, sono polizze con scadenza predefinita che uniscono sia il caso morte, ossia una somma erogata al beneficiario, sia il caso vita, ossia una somma erogata all’assicurato, in quanto ancora in vita.
- Assicurazioni a capitalizzazione, ad esempio le forme di previdenza complementare, che con il versamento da parte del contraente di capitale, vengono sfruttati i mercati finanziari nel lungo termine per generare un profitto, che verrà erogato sotto forma di capitale o rendita nel età avanzata o post-lavorativa. Il sistema è usato di prassi negli Stati Uniti e in Italia è sempre più utilizzato per i vantaggi fiscali e per integrare le basse pensioni pubbliche.
Cosa sono gli IBIPs? Perchè è importante conoscerli?
Seguendo la direttiva IDD (Direttiva di Distribuzione dei prodotti assicurativi dell’Unione Europea), gli IBIPs sono “prodotti assicurativi con una scadenza o un valore al riscatto esposti, in maniera diretta o indiretta, parzialmente o totalmente, alle fluttuazioni del mercato.
Gli IBIPs sono nati principalmente dalla necessità degli stakeholders di soddisfare sia la necessità di proteggere il proprio potere d’acquisto e difendersi dall’inflazione, sia per scopi, come la previdenza e il risparmio, dove alta volatilità e speculazione non sono ammessi, a causa dell’elevata sensibilità e nevralgia del tema.
Ogni polizza vita può avere la propria composizione, decisa dalla compagnia con l’intermediazione di un consulente in base al profilo di rischio di esso.
Gli IBIPs si caratterizzano in quattro principali categorie:
- Rivalutabili. Sono caratterizzati da rendimenti minimi garantiti, con una stabilità nel tempo, che offrono quindi un investimento a basso rendimento, ma senza esposizione particolare. In questo settore le cosiddette “Gestioni Separate” la fanno da padrone: sono investimenti gestiti separatamente dagli attivi della società, con regole contabili ad hoc. Il rendimento solitamente si aggira intorno al 3% lordo.
- Unit Linked. Sono caratterizzate da prestazioni legate all’andamento di un fondo d’investimento, per cui possiamo considerarla come la componente “di mercato”. All’interno troviamo principalmente fonti interni, talvolta tematici, oppure SICAV (Società di Investimento a Capitale Variabile) o ancora OICR (Organismo di Investimento Collettivo del Risparmio). Questa componente si avvicina più a un investimento finanziario semi-puro o puro che a uno assicurativo. Le compagnie lo utilizzano per “vivacizzare” i portafogli e cogliere le opportunità di un bull market azionario o rendimenti particolarmente favorevoli nelle obbligazioni.
- Index Linked. Hanno le stesse caratteristiche delle Unit Linked, solo che sono collegate a un indice di borsa.
- Multiramo. Sono caratterizzate da una parte investita in Gestione Separata e una parte investita in Unit Linked, così da ampliare l’offerta della compagnia e aumentare la diversificazione degli strumenti.
IBIPs: cosa sono?
Dopo aver elencato le tipologie di IBIPs, serve comprendere come queste definizioni sia tendenzialmente più teoriche e orientative che pratiche: nella realtà, le composizioni dei portafogli Vita possono essere predefiniti dalla compagnia e venduti “a pacchetto”, mentre in alcuni casi è permesso al sottoscrittore decidere come allocare il premio.
Per questo, spesso è molto più importante analizzare in cosa viene investito il premio e comprendere se, in base ai vari fattori decisionali del nostro investimento, sia meglio una modalità PIC (Piano d’Investimento del Capitale) o PAC (Piano d’Accumulo del Capitale). Le definizioni precedenti non sono da dimenticare: esse ci aiutano a valutare come comporre il nostro investimento, vedendolo in prospettiva del nostro orizzonte temporale, della nostra disponibilità liquida, del nostro obiettivo e della nostra tendenza al rischio.
Come gestire una polizza vita
La stipula di una polizza vita non indica che possiamo dimenticarci di averla e pensare a quanto potremmo avere alla fine del contratto.
Innanzitutto, dobbiamo definire la figura del consulente, o intermediario, che si occupa di interagire tra il cliente (ossia la domanda di mercato) e la compagnia assicurativa con i suoi servizi (ossia l’offerta di mercato).
Il consulente ha il compito di gestire la polizza, fin dalla sua costruzione, quindi interagire con il cliente e applicare metodi che analizzino la sua situazione e lo portino a stipulare il prodotto più adeguato alle sue esigenze. Non è casuale, infatti, che tra le varie “scartoffie” che firmerete, se mai stipulaste una polizza vita, si trovi il questionario di adeguatezza.
Tale questionario consiste in domande mirate che saranno depositate in riservatezza presso la compagnia, e indicano come il contratto da voi firmato sia in linea con la vostra propensione al rischio, la vostra situazione finanziaria, la vostra occupazione e tanti altri fattori.
Durante la vita della polizza, è possibile attivare un sistema di ribilanciamento automatico: con il progredire dell’età dell’assicurato, il portafoglio verrà modificato verso un profilo di minor propensione al rischio, considerando che la tendenza dell’aumento dell’età è cercare di limitare ancor di più la volatilità dell’investimento, al costo di diminuire il rendimento possibile. Nel mondo assicurativo, ciò si traduce in “maggior” Gestione Separata e “minor” Fondi Interni al progredire del tempo.
Sempre durante la vita della polizza, sarà possibile (sempre se il contratto lo prevede) andare a recuperare una parte del vostro capitale investito, tramite riscatti parziali, o recuperarlo totalmente tramite riscatti totali. Allo stesso tempo, ed è buona prassi per il contraente, andare a vedere cosa prevede il contratto a riguardo. Anche se una cosa è certa: non sarà una regola assoluta, ma spesso è importante cercare di mantenere il contratto fino a scadenza, per evitare penalizzazioni, o addirittura, perdere parte del capitale investito.
Le polizze vita, inoltre, godono spesso di vantaggi fiscali e di successione particolarmente interessanti, oltre che di esenzioni da imposte di bollo e impossibilità di sequestro e pignorabilità.
La deducibilità totale dei premi come nel caso dei fondi pensione, oppure di detraibilità parziale, come nel caso dei casi morte, sono solo alcuni degli aspetti vantaggiosi da questo punto di vista. La compagnia assicurativa fornisce i documenti in maniera automatica da presentare per usufruire di tali vantaggi.
Con questo, prima di concludere, voglio spendere qualche parola sulle critiche principali alle polizze vita.
Contro delle polizze vita
Evitando stereotipi e non considerando casi singoli di mal gestione da parte degli intermediari, ecco ciò che solitamente sono le opposizioni alle polizze vita:
- I costi di gestione, i caricamenti e i trattenuti sulle “overperfomance”: non è raro trovare contratti con alti costi di gestione, con fondi attivi o fondi di fondi che nascondono altri costi, spesso superando addirittura il rendimento atteso. Qui serve una analisi approfondita, per non affidare i vostri soldi a prodotti che non li meritano.
- Rendimenti non particolarmente interessanti: la proporzionalità tra rendimento e rischio vale anche nell’ambito assicurativo. Serve considerare che le polizze vita non hanno lo scopo di renderci ricchi, ma quello di conservare il nostro potere d’acquisto e puntare più sul medio-lungo termine. Se non è quello che cercate, allora forse dovete orientarvi in altri servizi.
- Eccessivi vincoli contrattuali: nonostante anche qui sia possibile evitare tutto ciò tramite una lettura delle condizioni di assicurazione (CdA), in linea generale possiamo dire che i vincoli al vostro capitale sono posti sia per salvaguardia della compagnia, sia per evitare che situazioni di crisi e panico generale vi portino a decisioni avventate. Allo stesso tempo, è giusto riprendere quanto detto poco fa: se credete che i vincoli siano eccessivi e la probabilità che dovrete richiedere il vostro capitale anticipatamente, non firmate. Lo scopo di questi vincoli ha anche funzioni nell’antiriciclaggio.
Conclusioni
Le polizze vita non sono per tutti, ma sicuramente non sono sempre contratti da evitare a prescindere. Se volete unire l’investimento a una forma di tutela, sono contratti che fanno al caso vostro, ma ricordatevi sempre che vi sono costi, vincoli e i rendimenti possono essere garantiti solo in parte. Se trovate un bravo consulente di cui fidarvi e che possa essere un programmatore per la vostra vita e non un semplice venditore, allora sono da prendere seriamente in considerazione.
Infine, vi lascio due link che, per i più intraprendenti potrebbero servire, entrambi dal sito dell’IVASS (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni):
- Il link alla pagina podcast di IVASS, dove trovate anche una puntata dedicata alle polizze vita.
- Il link del glossario assicurativo di IVASS, con tutti i principali termini assicurativi.
Ricordatevi di leggere le condizioni di assicurazione!
Prossimi eventi a Milano:
📌 Conferenza al Salone del Risparmio giovedì 11 aprile alle 10:15. Iscriviti!
Il nostro ultimo post su Instagram 👇🏼
Il nostro ultimo video su YouTube 👇🏼