BTP 2043: cosa è, caratteristiche e conviene investirci?
A cura di Mario Sorrentino
BTP 2043: conviene investirci? Quanto rende un BTP 2043?
Con l’aumento dei tassi di interessi, sono tornati a dire la loro i conti deposito e soprattutto un asset class che era finita nel dimenticatoio: quella delle obbligazioni.
In effetti, troppo spesso si commette l’errore di soffermarsi solo sul numeretto “3%” o “4%” (c.d. tasso nominale), trascurando il costo rappresentato dall’inflazione che quindi riduce il rendimento reale di ogni strumento finanziario (tasso nominale-tasso di inflazione).
Tuttavia, contestualmente al recente raffreddamento dei prezzi, c’è stato il ritorno ai rendimenti reali, in particolare approfondiamo il discorso per ciò che concerne il BTP 2043.
Indice dei contenuti
Cosa sono i BTP
Prima di addentrarci nelle caratteristiche del BTP 2043, è importante ricordare cos’è un BTP.
Il BTP è un’obbligazione (titolo di debito) emessa dallo Stato italiano che promette all’investitore di restituirgli il capitale + gli interessi periodici attraverso le cedole che solitamente sono pagate ogni 6 mesi.
I Titoli di Stato italiani godono di una tassazione agevolata (12,5% sia sulle cedole che sull’eventuale plusvalenza in caso di vendita del titolo prima della scadenza) e non rientrano nell’ISEE fino ad un importo di 50.000€.
Caratteristiche del BTP 2043
Dopo aver visto “cosa è un BTP” andiamo ad analizzare più nel profondo le caratteristiche del BTP 2043.
La negoziazione del BTP 2043 ha avuto inizio il 13/01/2023 e, portato a scadenza, ha come “dead line” settembre 2043; il suo codice ISIN è IT0005530032.
Il Titolo di Stato italiano paga una cedola del 4,45% lordo annuo (2,22% circa lordo semestrale) ed è stato emesso alla pari, dunque ad un valore di 100. Ricordiamo che la cedola è calcolata sul valore nominale del titolo (100) e non sul suo prezzo di mercato (102,90 nel momento in cui scrivo). Il titolo ha un lotto minimo di 1.000€ e paga la cedola semestralmente.
Considerando l’imposta del 12,5%, il 4,45% lordo di cedola diventa in realtà il 3,89% netto.
Dove comprare i BTP 2043
I BTP 2043, così come gli altri BTP già in circolazione, possono essere acquistati sul mercato secondario:
- sul MOT (Mercato telematico delle Obbligazioni e dei Titoli di Stato), il mercato gestito da Borsa Italiana SpA dove i risparmiatori tramite intermediario possono comprare o vendere titoli di Stato e altre obbligazioni con un importo minimo di 1.000€;
- sull’MTS, il Mercato Telematico dei titoli di Stato riservato a banche e imprese di investimento, che possono negoziare titoli a partire da un minimo di 2 milioni di euro.
Quotazione BTP 2043
É possibile seguire la quotazione in tempo reale del BTP Futura 2043 sul sito di Borsa Italiana cliccando su questo link.
Come possiamo osservare la quotazione attuale del Btp 2043 è intorno a 103 (maggio 2024).
Come ragionare sull’investimento in BTP
Il primo pensiero che verrebbe alla considerazione del 3,89% netto annuo è: investo tutto nel BTP 2043.
Ma è tutto oro quel che luccica? Assolutamente no!
Sebbene, come detto in precedenza, ci sia stato il ritorno dei rendimenti reali e, dunque, con il BTP 2043 ci assicureremmo la conservazione del valore del capitale al netto dell’inflazione (che storicamente si aggira intorno al 2% medio annuo), i circa 19 anni di orizzonte temporale sono adeguati ad un’esposizione al mercato azionario, calibrata ovviamente sulla base delle proprie esigenze e del proprio profilo da investitore. Infatti, il rendimento medio storico in 150 anni di storia dei mercati azionari è stato di gran lunga superiore, ciò vuol dire che le azioni sono gli strumenti che storicamente rendono di più al netto dell’inflazione che non solo verrebbe coperta ma anche ampiamente battuta, come premio per la tolleranza ad oscillazioni più pronunciate rispetto al mondo delle obbligazioni (che però rendono anche meno).
Da un punto di vista di gestione dei rischi sottostanti agli investimenti, è fondamentale comprendere che il “rischio Italia” è già presente nella vita di tutti i lavoratori italiani, per cui legare anche il proprio futuro finanziario alle vicissitudini legate all’Italia non è il massimo dell’investimento consapevole, considerando soprattutto che il peso dell’Italia all’interno dei mercati finanziari è di circa il 2% a fronte del 60% del peso americano.
Conviene investire nel BTP 2043?
Alla luce di quanto ci siamo detti, è evidente che uno strumento che vada bene per tutti e per ogni scenario economico non esiste.
Certamente ciò che deve guidare il risparmiatore nella costruzione di un portafoglio è il meccanismo dei cassetti mentali nonché della destinazione di ciascun prodotto finanziario ad un’esigenza specifica. È chiaro che, se i soldi destinati all’investimento mi potranno servire per un obiettivo che ho tra 5 anni, destinarli ad uno strumento programmato per una scadenza così lunga non è efficiente. Allo stesso modo, una scadenza così lunga è adeguata al mercato azionario, per cui in ottica di pianificazione per esigenze, un’esigenza tra 19 anni può tranquillamente essere soddisfatta da un investimento azionario, in grado di generare ritorni superiori sul lungo periodo a fronte di oscillazioni più pronunciate.
Tuttavia, se si ragiona sulla parte più speculativa del proprio portafoglio, considerare il BTP 2043 per approfittare di un suo apprezzamento dovuto ad una discesa dei tassi di interesse potrebbe anche essere una mossa giusta(se i tassi di interesse scendono, aver catturato un rendimento reale positivo per più tempo farà aumentare il prezzo dello strumento), tenendo però bene a mente la percentuale precisa di portafoglio da destinare a logiche speculative piuttosto che da investimento.
È poi importante ricordare che l’indicatore non è affidabile per la valutazione di asset o fondi di investimento alternativi.
Un altro aspetto da non sottovalutare nella costruzione di un portafoglio di investimento è il ruolo che viene attribuito al singolo asset. Il fatto che uno strumento finanziario abbia un Indice di Sharpe negativo non necessariamente lo esclude dalle scelte di portafoglio. Questo perché determinati tipi di assets potrebbero essere utili nella diversificazione di portafoglio, grazie alla loro decorrelazione dagli altri strumenti.
Lo Sharpe Ratio dunque possiamo considerarlo un indicatore tecnico di analisi di bontà della performance di un asset o di un portafoglio di asset, analisi però limitata solo alla capacità di aver offerto storicamente un certo rendimento per unità di rischio assunto.
Capiamo che l’indice di Sharpe ci fornisce una visione molto concreta dell’andamento storico degli assets, ma come indicatore previsionale potrebbe non avere la stessa efficacia, soprattutto se non utilizzato a complemento dell`analisi di altri fattori e indicatori.
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