Shiba Inu: storia, sviluppo e andamento della meme coin
A cura di Giuseppe Napoli
Shiba Inu è una meme coin che prende il nome da una razza di cane giapponese. È stata creata nel 2020 da uno sviluppatore anonimo conosciuto come Ryoshi, che ha progettato SHIB (questo è il nome del token) come alternativa a Dogecoin (DOGE) sulla blockchain di Ethereum.
Come altre criptovalute a tema “canino” prima di lei, la cripto Shiba Inu ha origine dal popolare meme del doge risalente al 2013, che raffigura un cane di razza Shiba di nome Kabosu, diventato una star dei social grazie a un servizio fotografico realizzato dalla sua padrona, una blogger giapponese. Diventato virale, il meme è passato alla storia come uno dei fenomeni internet più memorabili di tutti i tempi.
In questo articolo andremo ad analizzare approfonditamente la storia di shiba inu, cos’è una meme coin e qual è il potenziale di questa criptovaluta.
Scopriamolo insieme!
Indice dei contenuti
Cosa sono le meme coin?
Come sempre partiamo dalle basi: cosa sono le meme coin?
Le meme coin, come Dogecoin, Shiba Inu e PepeCoin (MEME) sono delle criptovalute ispirate ai meme che diventano virali in giro per il web (PepeCoin ad esempio si è ispirato a Pepe the Frog, un meme popolare di una rana antropomorfa).
La maggior parte delle meme coin hanno utilizzi limitati e hanno un ciclo di vita più di breve rispetto alle criptovalute tradizionali come bitcoin (BTC) ed ethereum (ETH). Inoltre, il prezzo di tali token è generalmente molto basso per via dell’enorme offerta che li contraddistingue, infatti anche i più popolari come SHIB e DOGE valgono solo una frazione di centesimo.
Le meme coin sono sempre state in secondo piano rispetto alle criptovalute con maggiore capitalizzazione di mercato, ma hanno cominciato ad aumentare di valore, dopo il trend del 2021 legato ai “meme stock” come GameStop (GME) e AMC Entertainment (AMC). Nel gennaio del 2021, un gruppo Reddit chiamato SatoshiStreetBets considerava DOGE la versione crypto di GME e fece di tutto per aumentarne il prezzo (che raggiunse il valore massimo di 73 centesimi nel maggio 2021, con un aumento di oltre il 2000% in soli cinque giorni)
Origini e funzionamento dello Shiba Inu
Nel caso di Shiba Token si sa pochissimo del team che lo ha sviluppato, ma in realtà non avere un’organizzazione commerciale riconoscibile alle spalle non è una situazione poi così particolare per i token di ultima generazione (ma neanche per i più datati, basti pensare al misterioso creatore di Bitcoin Satoshi Nakamoto).
Shiba Inu è stato creato per prendere in giro Dogecoin, prima meme coin lanciata nel 2013, la quale ha guadagnato immensa popolarità. La prima particolarità del token è che, al contrario del protocollo utilizzato per i meme token più recenti, Shiba Inu è basato sul modello ERC 20, ovvero il protocollo per la creazione di token che è legato ad Ethereum. La rete Ethereum è infatti considerata una tra le più sicure e consolidate del settore delle criptovalute, che però comporta (almeno per il momento) maggiori costi di transazione.
Il sistema Shiba Inu, seppure nato in un contesto scherzoso, è curato in ogni dettaglio ed è esposto in ogni singolo particolare nel woofpaper, termine in chiave «canina» che indica il whitepaper: un pdf consultabile sul sito ufficiale che illustra il funzionamento e gli obiettivi del progetto.
Questo mondo è composto da tre token:
- Shib è il principale e può essere scambiato con qualsiasi altro coin che faccia parte della famiglia Erc 20;
- Leash (guinzaglio in inglese), nato come rebate, ovvero con una base monetaria flessibile affinché rappresenti una certa proporzione del valore di Shib, che oggi è emesso a un massimo di 107.647 token;
- Bone (osso in inglese), disponibile solamente sul canale ShibaSwap fino ad un massimo di 250 milioni di unità.
I tre hanno la possibilità di essere messi in staking, cioè in un processo che consente ai possessori di guadagnare ricompense, permettendo di guadagnare su base settimanale.
Shiba Inu può inoltre essere utilizzata per i pagamenti peer-to-peer e come metodo di pagamento presso le attività che la accettano, ma ad oggi non è molto diffusa per quest’uso, proprio perchè non offre vantaggi competitivi rispetto ad altre criptovalute.
Le montagne russe e “l’effetto Musk”
L’offerta iniziale in circolazione di Shiba Inu era di 1 biliardo di token (1 miliardo di miliardi). Ryoshi ha bloccato il 50% dei token su Uniswap per creare una pool di liquidità e ha inviato l’altro 50% al co-fondatore di Ethereum, Vitalik Buterin. Tuttavia, Vitalik ha deciso di bruciare il 90% delle monete (per una valore complessivo poco superiore ai 7 miliardi di dollari) e di donare in beneficenza il restante 10% (finanziando l’acquisto di strumenti sanitari durante il Covid)
Durante la pandemia globale del 2020, il mercato delle criptovalute è crollato e in seguito esploso al rialzo, poiché gli investitori retail hanno accumulato asset digitali come Bitcoin (BTC) ed Ether (ETH) per difendersi dall’inflazione.
Il 2021 è stato particolarmente entusiasmante per le meme coin, soprattutto in vista del boom delle criptovalute a tema canino. Shiba Inu (SHIB), soprannominata dalla community online “Dogecoin killer“, è stata una delle monete che ha spiccato di più sul mercato, infatti a novembre 2021 risultava essere tra le più grandi criptovalute per capitalizzazione di mercato, avendo scontato una Bull Run di oltre il 60.000.000% da gennaio dello stesso anno.
Alcuni attribuiscono la popolarità di SHIB all’influenza dei social media, in particolare al ruolo di Elon Musk.
La forte impennata della moneta è iniziata il 4 ottobre quando il CEO di Tesla e Space X, nonchè grande investitore in criptovalute (in particolar modo Bitcoin, Ethereum e Dogecoin), ha pubblicato su Twitter la foto del suo cagnolino, uno Shiba Inu. Già a giugno aveva annunciato che presto sarebbe arrivato il cucciolo, della razza di origine giapponese, poi un altro tweet a settembre. Tutti piccoli indizi che la community intorno al mondo delle valute digitali ha interpretato come una conferma dell’imprenditore su un suo possibile investimento in Shiba Inu. La smentita è arrivata pochi giorni dopo, il 24 ottobre, quando l’account Twitter ufficiale della critpovaluta ha taggato il diretto interessato chiedendogli «Quanti token Shib possiedi?».
È stata sufficiente una parola di Musk per far precipitare il valore di oltre l’8% in pochi minuti: «Nessuno».
Una grande community e gli NFT
Lo SHIBARMY, una delle community più affollate e rumorose presenti nel campo delle criptovalute, è stata la vera fortuna del progetto, in quanto gli ha permesso di sostenere un tasso di crescita spaventoso.
Nonostante il comparto cripto sia stato oggetto di una importante correzione in concomitanza con il così detto “Crypto Winter”, lo Shiba Inu possiede ancora una market cap molto alta.
La community, quindi, svolge un ruolo fondamentale per il futuro dell’intero progetto, ed è uno dei principali asset che oggi questo token può mettere sul tavolo della bilancia. Basti pensare che Shiba Inu ha da poco avviato un progetto riguardante un incubatore d’arte per token non fungibili (NFT), chiamato Shiba Artist Incubator. Questo luogo spinge gli artisti di tutto il mondo (che amano rappresentare i cani), a portare i loro Shiba Inu nel mercato NFT, con opere d’arte come quadri, foto e rendering digitali.
Quale sarà il futuro del Token Shiba Inu?
Al fine di poter comprendere qualcosa in più sul futuro di Shiba Inu ci sono diverse questioni che vanno affrontate. In primis, è assodato che cercare di prevedere il futuro del comparto delle criptovalute risulta essere complicato. Inoltre, essendo pur sempre di fronte ad un token molto giovane, bisogna tenere a mente che i suoi fondamentali per lo sviluppo potrebbero cambiare da un giorno all’altro
Le questioni dirimenti per il futuro di $SHIB sono diverse, e devono essere tenute in considerazione anche da parte degli appassionati che hanno già investito in questo specifico progetto.
La sensazione che si ha, anche analizzando sul piano tecnico Shiba Token, è che l’intero progetto sia cresciuto molto in fretta e comunque a ritmi troppo alti per permettere un adeguamento in termini di organico e di strutturazione del progetto.
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