Ha senso investire ora in Cina? - Come investire in Cina - I rischi dell'investire in Cina

Finanza / di Filippo Morandin

“Quando la Cina si sveglierà, il mondo tremerà.” e siamo ancora all’inizio.

Ha senso investire in Cina? A che rischi andiamo incontro? Che vantaggi possiamo trarre investendo nel paese del Dragone?

Oggi scopriamo le motivazioni, i rischi, ma soprattutto che possibilità abbiamo noi investitori nel cavalcare la crescita del Paese governato da Xi Jinping.

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Perché investire in Cina?

La Repubblica Popolare Cinese, con una popolazione di 1,44 miliardi di abitanti, è lo stato più popoloso al mondo. E’ vasta 9596 mila km2 ed è il quarto paese per estensione.

A livello economico la Cina può vantare la prima posizione come PIL PPA (parità di potere d’acquisto, si intende confrontare i livelli di prezzi ponendo caratteristiche economiche uguali, come il cambio valutario), e con 14,8 trilioni di $ di PIL nominale, si piazza in seconda posizione dopo gli Stati Uniti D’America.

Un altro interessante tratto dell’economia cinese è la crescita, iniziata dalle riforme economiche realizzate da Deng Xiaoping l’artefice del cosiddetto “socialismo con caratteristiche cinesi”, che puntava a sostituire l’economia pianificata di stampo comunista a un’economia aperta al mercato, ma comunque supervisionata dallo stato nelle prospettive macroeconomiche.

Dopo queste riforme attuate nel 1978 e nei successivi anni, come la politica dell’apertura verso l’occidente e consolidamento delle relazioni sino-giapponesi, la Cina iniziò a far crescere il proprio prodotto interno lordo a doppia cifra.

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Questo insieme di fattori, insieme alla riduzione della povertà e all’afflusso di capitali, portò all’implementazione della crescita nel Paese del Dragone. Ciò ha portato alla scoperta di internet, alla nascita e all’esponenziale crescita del mercato tech, dove negli ultimi anni alcune aziende big-tech cinesi hanno iniziato a far la voce grossa.

Secondo gli analisti le stime di crescita del PIL tra il 2021 e il 2026 restano positive, con una media che si aggira intorno al 5,7% annuo, comunque maggiori rispetto alle previsioni di crescita degli USA e dell’Europa: 2,7% e 2,6%.

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Rischi nell’investire in Cina

Come in ogni investimento anche nel mercato cinese sono presenti dei rischi, alcuni di questi li avrete già sentiti:

  • Delisting

le tensioni con gli Stati Uniti, anche con Biden, fanno intendere che un domani gli USA possano decidere di delistare, ossia rimuovere dalle proprie borse, alcune delle aziende cinese. Questo limiterebbe notevolmente la capacità della Cina di finanziarsi e di accedere al mercato dei capitali, portando a danneggiare il mercato finanziario cinese.

  • Guerra commerciale con USA

tra questi due Paesi non corre buon feeling, di conseguenza una politica restrittiva a livello commerciale potrebbe danneggiare le aziende cinesi che esportano.

  • VIE

è una struttura in cui un’entità di copertura offshore, di solito nelle isole Cayman, è di proprietà degli investitori nelle borse statunitensi o di Hong Kong. Questa entità offshore ha una relazione contrattuale con la società continentale, ma non è considerata di proprietà. Questo permette di aggirare le leggi cinesi che vietano i capitali stranieri in aree come le telecomunicazioni e le notizie e i media su Internet. In conclusione gli investitori stranieri possiedono la società offshore anziché l’effettiva società cinese.

  • Regolamentazioni

il Governo potrebbe regolamentare in modo molto duro determinate aziende e/o settori, andando a limitarne moltissimo la crescita o rendendo il business insostenibile a livello economico.

  • Dittatura 

ricordiamo che la Cina è un Paese monopartitico, dove la quasi totalità delle decisioni viene presa dai vertici. In merito a ciò molte persone hanno il timore che prima o poi possa arrivare qualche decisione arbitraria, non pienamente coerente con ciò che è meglio per un Paese o per un’azienda (come far chiudere una società che diventa troppo scomoda, scorporarla o ostacolarla perché sta diventando troppo grande).

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  • Crisi demografica

la Cina si trova in una situazione molto simile all’Italia. Complice di questa crisi demografica è la legge del figlio unico, abolita nel 2013. Dopo tale mossa non ci sono state molte differenze: dal 2015 ad oggi siamo passati da 1,6 a 1,7 figli per donna. Se paragonata alla cifra ottimale per assicurare il ricambio generazionale, siamo ancora lontani: 2,1.

  • Crisi energetica

rischio provvisorio ma da tenere comunque conto. Questa situazione ha portato al ritorno del carbone, uno dei combustibili fossili più inquinanti, e conseguentemente a maggior impatto ambientale. Tutto questo ha intaccato non solo il riscaldamento domestico, ma anche la ripresa economica. La Cina è uscita prima dall’emergenza sanitaria di Covid-19, ma il rilancio dell’economia e dell’industria non è stato consolidato nei mesi successivi. Questo a causa di una serie di fattori correlati: la difficoltà degli approvvigionamenti, poi l’aumento del prezzo delle materie prime e la diminuzione dell’offerta di petrolio.

Per approfondire ulteriormente l’argomento vi lasciamo il link di un nostro video:

Shangai

Investire in Cina tramite ETF

ETF è l’acronimo di Exchange Traded Fund, termine con cui viene identificato un particolare tipo di fondo comune d’investimento, le cui caratteristiche principali sono:

  • essere negoziato in Borsa come un’azione.
  • replica l’andamento dell’indice di riferimento (benchmark) attraverso una gestione totalmente passiva, infatti i costi di gestione sono molto bassi se comparati ad altri strumenti finanziari.

Le caratteristiche tipiche di un fondo, ossia la diversificazione e conseguentemente la riduzione del rischio, e di un’azione, come la flessibilità e la trasparenza informativa, vengono racchiuse dentro l’ETF, consentendo agli investitori di sfruttare la forza di entrambi gli strumenti.

Dopo questo breve recap, siamo consapevoli dei vantaggi e dei rischi a cui si va incontro investendo in Cina, ora andiamo a esaminare i 3 migliori ETF presenti sul mercato.

  • HSBC MSCI China UCITS ETF USD (ISIN: IE00B44T3H88, Ticker HMCH)

L’indice di riferimento di questo ETF è l’MSCI China, composto da 740 società. A replica fisica, non presenta copertura valutaria perciò ci si accoda il rischio cambio euro/dollaro. E’ un ETF a distribuzione, con un dividendo dell’1,24% distribuito semestralmente. Lanciato nel gennaio del 2011, l’attuale dimensione del fondo ammonta a 570 milioni di euro e il costo annuo è dello 0,3% del capitale investito. Di seguito abbiamo riportato le 10 aziende più rilevanti in termini di grandezza che compongono l’ETF:

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  • Xtrackers MSCI China UCITS ETF 1C (ISIN: LU0514695690, Ticker XCS6)

creato nel giugno del 2010, con 1,56 miliardi è il fondo più grande esposto alla Cina. L’indice che replica è l’MSCI China, utilizza la replica fisica e non presenta copertura valutaria. Questo ha la caratteristica di essere ad accumulazione rispetto all’HSBC MSCI China UCITS ETF USD. I costi annui sono dello 0,65% rispetto al capitale investito. Composto da 741 aziende, di seguito riportiamo le 10 componenti più rilevanti all’interno dell’ETF:

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  • iShares China Large Cap UCITS ETF (ISIN: IE00B02KXK85, Ticker FXC)

l’indice di riferimento è il FTSE China 50, composto dalle 50 aziende cinesi più capitalizzate. Le dimensioni del fondo sono pari a 563 milioni di euro, è stato creato nel 2004. E’ un ETF a distribuzione con un dividend yield (rendimento del dividendo) pari all’1,79%, il dividendo viene distribuito trimestralmente. A replica fisica, anch’esso senza copertura valutaria. I costi di gestione annua sono un po’ più alti rispetto agli altri due visti precedentemente: 0,74% annuo. Di seguito riportiamo la lista del prime 10 partecipazioni, come potete vedere Tencent e Alibaba hanno minor peso rispetto agli altri ETF visti:

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