Insider trading: cos’è e qual è il reato

A cura di Marco Zorzo

L’insider trading è una pratica che coinvolge spesso gli addetti ai lavori nel mondo della finanza.

Si tratta però di una pratica scorretta che avvantaggia soggetti in possesso di informazioni privilegiate a discapito di altri.

In questo articolo andremo a spiegare il concetto di insider trading e di informazione privilegiata, andremo a vedere come viene trattato l’insider trading nelle diverse legislazioni e quali sono le sanzioni per chi commette il reato.

trader

Insider trading significato

Partiamo dalle basi: cos’è l’insider trading?

Si definisce insider trading come la “compravendita di titoli, effettuata grazie a informazioni non ancora accessibili al mercato che potrebbero influenzare l’andamento dei prezzi”.

Si tratta quindi della compravendita di azioni, obbligazioni e derivati di una determinata società da parte di un soggetto, detto insider, il quale grazie alla posizione che ricopre all’interno della stessa o per la sua attività professionale, è venuto a conoscenza di informazioni riservate (non di pubblico dominio) che vengono utilizzate per ottenere un profitto.

Le informazioni in possesso dell’insider sono privilegiate se soddisfano i seguenti requisiti:

  • sono specifiche e di contenuto determinato;
  • non sono a disposizione del pubblico;
  • sono concernenti strumenti finanziari;
  • sono idonee, se rese pubbliche, a influenzare sensibilmente il prezzo degli strumenti finanziari cui si riferiscono.

Il concetto di informazione privilegiata

Il concetto di informazione privilegiata trova spazio nella legislazione italiana come:

informazione di carattere preciso, che non è stata resa pubblica, concernente, direttamente o indirettamente, uno o più emittenti di strumenti finanziari od uno o più strumenti finanziari, che, se resa pubblica, potrebbe influire in modo sensibile sui prezzi di tali strumenti finanziari”.

L’obiettivo del legislatore è quello di assicurare maggiore efficienza informativa e quindi maggiore efficienza del mercato. Ad oggi, l’attuale disciplina delle informazioni privilegiate persegue il duplice scopo di tutelare sia il mercato sia gli investitori. Avere un’adeguata conoscenza di ciò che succede attorno alla società quotata permette agli investitori di effettuare scelte consapevoli in relazione alle operazioni da compiere sugli strumenti finanziari.

La diffusione pubblica delle informazioni privilegiate da parte delle stesse società, persegue inoltre un altro interesse, ovvero quello di rendere maggiormente appetibili i propri strumenti finanziari, i quali sarebbero privi di rischio aggiuntivo dato dall’insufficienza di informazioni.

Il rapporto interdisciplinare tra la normativa sull’insider trading e l’informazione privilegiata è sempre stato molto stringente. Quest’ultima infatti nasce proprio con la normativa relativa all’insider trading ed alla manipolazione del mercato.

Le diverse tipologie di insider trading

Oltre all’insider trading, ci sono altri “comportamenti” che fanno parte della medesima categoria e che chi detiene informazioni privilegiate non deve compiere:

  • tipping: si intende la comunicazione dell’informazione privilegiata ad altre persone, al di fuori del normale esercizio del lavoro, della professione, della funzione o dell’ufficio;
  • tuyautage: si intende la raccomandazione o l’induzione al compimento di operazioni di acquisto o vendita di strumenti finanziari. In questo caso la raccomandazione e l’induzione non presuppongono la trasmissione della notizia, perché se si verificasse questa ipotesi, si tratterebbe di tipping. Non è invece richiesto il compimento dell’operazione oggetto del suggerimento per il perfezionamento del reato.

Insider trading reato

In Italia attualmente esiste l’abuso di informazioni privilegiate ed è disciplinato dal TUF (Testo Unico della Finanza, articolo 184) come

chiunque, essendo in possesso di informazioni privilegiate in ragione della sua qualità di membro di organi di amministrazione, direzione o controllo dell’emittente, della partecipazione al capitale dell’emittente, ovvero dell’esercizio di un’attività lavorativa, di una professione o di una funzione, anche pubblica, o di un ufficio:

  1. acquista, vende o compie altre operazioni, direttamente o indirettamente, per conto proprio o per conto di terzi, su strumenti finanziari utilizzando le informazioni medesime;
  2. comunica tali informazioni ad altri, al di fuori del normale esercizio del lavoro, della professione, della funzione o dell’ufficio;
  3. raccomanda o induce altri, sulla base di esse, al compimento di taluna delle operazioni indicate nel punto primo.

Le pene per le condotte criminose degli insider “primari” sono punite con la reclusione da 1 a 6 anni e con la multa fino a €3 milioni (il giudice è in grado poi di aumentare la multa fino al triplo o fino al maggiore importo di dieci volte il prodotto o il profitto conseguito dal reato).

Il fatto commesso dagli insider “secondari” (cioè chi ha ricevuto le informazioni privilegiate dagli insider primari) è trattato invece come illecito amministrativo.

La legislazione statunitense

La legislazione statunitense è diversa quella italiana.

Negli USA, è infatti legale per i lavoratori di un’azienda sfruttare le informazioni che posseggono per l’esecuzione di operazioni legate alla stessa. L’obbligo in questo caso sta nel fatto che tutte le operazioni di questo tipo devono essere sottoposte ad un accurato controllo da parte della SEC.

L’azione si trasforma in reato invece quando viene condivisa con terzi soggetti, i quali le sfruttano per ottenere almeno il 10% in più del capitale iniziale. Se il profitto è minore, non si tratta di insider trading illegale.

In sostanza negli USA l’insider trading diretto è legale entro certi limiti, con operazioni svolte da chi lavora nella stessa azienda, ma è illegale l’insider trading indiretto. Differentemente dall’Italia, la responsabilità ricade su tutti i soggetti coinvolti e non solo su chi aveva accesso ad informazioni privilegiate. L’obiettivo del legislatore statunitense è quello di punire il soggetto che sfrutta tali informazioni per speculare su una società nella quale non lavora.

Casi famosi di insider trading

Petrobras

È noto lo scandalo legato alla compagnia petrolifera di Stato brasiliana. Ci furono corruzione, tangenti e riciclaggio di denaro che coinvolsero più di 50 politici e 18 aziende, per un valore totale di oltre $2 miliardi.

Molti dirigenti statali sono stati accusati di aver gonfiato gli appalti facendo convogliare i fondi nelle casse di alcuni partiti come il Partito dei Lavoratori e il Partito del Movimento Democratico Brasiliano.

In seguito a tutto ciò, João Vaccari, ex tesoriere del Partito di Governo, ha avuto la condanna di 15 anni di carcere, mentre Renato Duque, che fu a capo proprio di Petrobras, è stato condannato a 20 anni per corruzione.

BPM

La Banca Popolare di Milano (BPM) negli ultimi anni è stata più volte al centro delle cronache per 2 casi di sospetto insider trading.

Nel 2011 la Consob e un PM milanese (Pellicano) hanno avviato un’indagine per verificare se la fuga di notizie relativa all’ispezione di Bankitalia potesse o meno essere considerata insider trading.

Nel 2015 ci fu una nuova indagine per capire se sono state sfruttate informazione di carattere privilegiato per muovere capitali in borsa, con lo scopo di trarre dei vantaggi economici legati all’annuncio della riforma bancaria sulle banche popolari proposta dal Governo.

FIFA

I vertici della FIFA, da Joseph Blatter a Michel Platini, sono stati accusati di appropriazione di vari milioni per l’assegnazione di manifestazioni calcistiche internazionali.

Sono stati confermati 81 casi di corruzione e riciclaggio di denaro da parte del Federal Bureau of Investigation (FBI), che ha comunicato che in passato i funzionari FIFA siano riusciti ad arricchirsi a scapito di giocatori e tifosi.

Il 27 maggio 2015, un blitz a Zurigo si è concluso con l’arresto di diversi dirigenti FIFA.

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