Investire in fondi comuni: cosa sono, tipologie e come farlo

A cura di Christian Marrocco

I fondi comuni di investimento sono strumenti che fanno parte della categoria del risparmio gestito.

In particolare, la loro creazione è finalizzata alla gestione per conto terzi del risparmio e all’ottimizzazione della combinazione rischio-rendimento.

Ma come investire in fondi comuni? Cosa sono precisamente i fondi comuni di investimento? Quali sono le tipologie di fondi comuni di investimento presenti sul mercato? 

Bene, siediti comodo e seguici per tutto l’articolo perchè andremo ad analizzare dettagliatamente tutto il mondo dell’investire in fondi comuni e della loro utilità nei mercati finanziari.

Fondi comuni di investimento: cosa sono

Partiamo dalle basi: cosa sono i fondi comuni di investimento?

I fondi comuni di investimento sono strumenti del risparmio gestito veicolati da SGR, società di gestione del risparmio.

Sostanzialmente, le società raccolgono il capitale da più investitori e lo investono come un unico patrimonio. Il patrimonio del fondo è separato rispetto al patrimonio della SGR. Ciò implica che i creditori della società non possono aggredire il patrimonio del fondo.

Per quanto riguarda l’operatività, i gestori del fondo decidono la composizione del portafoglio, scegliendo in quali mercati investire, quali strumenti finanziari comprare e le scadenze che questi devono avere all’interno del portafoglio.

I fondi sono suddivisi in quote, le quali vengono sottoscritte dagli investitori e garantiscono uguali diritti ad essi. La normativa giuridica di questi fondi è disciplinata dal TUF, testo unico della finanza.

Sicuramente i fondi risultano essere strumenti molto interessanti per quanto riguarda la costruzione di un portafoglio: infatti, grazie a questa tipologia di investimento, i risparmiatori possono accedere a portafogli più diversificati e più efficienti che permettono di migliorare la combinazione rischio-rendimento.

Fondi comuni di investimento: tipologie

I fondi possono essere distinti in varie tipologie in base a diverse caratteristiche. In questo paragrafo distingueremo le principali tipologie di fondi comuni di investimento che sono generalmente riscontrabili sui mercati finanziari.

Ad esempio, è possibile distinguere i fondi in base alla variabilità del patrimonio; in questo caso, possiamo distinguere tra:

  • fondi aperti;
  • fondi chiusi.

Fondi aperti

Nei fondi aperti è possibile investire al momento della costituzione del fondo e in ogni momento successivo si possono sottoscrivere nuove quote. Fanno parte di questa categoria le SICAV, cioè le società di investimento a capitale variabile. Le SICAV sono vere e proprie società per azioni, quindi, in questo caso, le quote sono date da azioni. In questa tipologia di fondo, i gestori investono in strumenti valutabili e liquidabili giornalmente, come ad esempio strumenti finanziari scambiati in mercati regolamentati.

Fondi chiusi

Nei fondi chiusi, invece, non è possibile liquidare in fretta le posizioni. Infatti, per costituire il fondo, si raccolgono risorse finanziarie dagli investitori finché non si raggiunge un capitale target. Una volta raggiunto, si procede ad investire il patrimonio in attività poco liquide, come real estate e private equity. Non è possibile sottoscrivere quote dopo la costituzione del fondo. Fanno parte di questa categoria le SICAF, le società di investimento a capitale fisso.

Esistono anche fondi semichiusi, in cui gli investitori possono liquidare le proprie posizioni solo in finestre temporali previste al momento della creazione del fondo.

I fondi si distinguono anche tra:

  • fondi a gestione attiva;
  • fondi a gestione passiva.

Questi fondi si distinguono per l’operatività che viene adottata nei confronti del tasso benchmark di riferimento. Il tasso benchmark è un parametro di riferimento che indica sostanzialmente le caratteristiche di rischio di un prodotto finanziario e quindi guida i risparmiatori verso scelte di investimento più consapevoli.

Fondi a gestione attiva

Nei fondi a gestione attiva, l’obiettivo del fondo è quello di sovraperformare l’indice benchmark di riferimento. Per questo, solitamente un fondo attivo ha costi di gestione elevati.

Fondi a gestione passiva

Nei fondi a gestione passiva, l’obiettivo invece è quello di replicare il più fedelmente possibile l’indice benchmark di riferimento e per questo, il fondo ha costi di gestione più bassi rispetto ai fondi attivi. Un esempio di questi fondi è dato dagli ETF (Exchange Traded Funds).

Il costo del fondo viene indicato dal TER (Total Expenses Ratio), il quale indica gli oneri del fondo in relazione al patrimonio medio del fondo. Banalmente, se ad esempio un risparmiatore desidera investire 1000€ in un fondo che ha un TER annuo del 3%, allora gli oneri del fondo saranno di 30€.

Il TER è uno dei parametri fondamentali da tenere in considerazione quando si sceglie un fondo da collocare in portafoglio, ma di certo non è l’unico. Se vuoi approfondire i metodi per scegliere il miglior ETF clicca su questo link.

In base al trattamento delle plusvalenze generate dal fondo possiamo distinguere in:

  • fondi ad accumulazione;
  • fondi a distribuzione.

Fondi ad accumulazione

Nei fondi ad accumulazione, le plusvalenze generate dal fondo vengono reinvestite in esso e il capitale viene restituito in un’unica soluzione alla scadenza.

Fondi a distribuzione

Nei fondi a distribuzione, vengono distribuite periodicamente cedole se si tratta di investimenti obbligazionari o dividendi/capital gain se si tratta di investimenti azionari.

Da un punto di vista fiscale, i fondi ad accumulazione risultano essere più efficienti dato che i proventi vengono reinvestiti e quindi, non sono soggetti a tassazione. Inoltre, tramite questi fondi, è possibile sfruttare appieno l’interesse composto. Quindi questi fondi vengono solitamente prediletti da piccoli investitori che vogliono costruire un cospicuo capitale nel tempo, sfruttando un lungo orizzonte temporale.

Nei fondi a distribuzione, invece, i proventi vengono tassati nel momento in cui vengono distribuiti. Solitamente questi fondi vengono scelti da investitori che investono grandi quantità di denaro e che hanno bisogno di flussi di cassa costanti.

Ovviamente non esiste un’unica soluzione ottimale per tutti i risparmiatori, ma diverse soluzioni che si adattano alle caratteristiche di ciascun investitore.

Come investire in fondi comuni

Per investire nei fondi comuni di investimento è sufficiente sfruttare le piattaforme messe a disposizione dai vari intermediari finanziari, che possono essere broker (come Degiro, XTB, Interactive Brokers) o veri e propri istituti bancari (come Fineco, Intesa San Paolo).

Per quanto riguarda la scelta del fondo comune, questa non è così semplice. Infatti, non esiste un fondo migliore in assoluto: ciascun investitore ha esigenze finanziarie specifiche e la scelta del fondo da inserire nel portafoglio deve essere guidata, allineata a queste esigenze.

Data la numerosità elevata di fondi presenti sul mercato, molti risparmiatori si rivolgono spesso a consulenti finanziari per scremare ed individuare i fondi che più si addicono alle loro esigenze.

Ad ogni modo, ci sono dei parametri da tenere in considerazione quando si sceglie un fondo (che puoi approfondire cliccando qui).

Tra queste caratteristiche troviamo il TER, precedentemente menzionato. Si tratta di un parametro importante, poiché, costi elevati di un fondo possono intaccare in modo importante i rendimenti di lungo periodo.

rendimento fondo in base al ter

Il grafico mostra come i costi possono impattare sul lungo periodo, mettendo a confronto due fondi:

  • uno con TER annuo dello 0,3% (un fondo a gestione passiva)
  • uno con un TER annuo del 3% (un fondo a gestione attiva).

Naturalmente non è detto che un fondo economico produca maggiori rendimenti rispetto a un fondo più costoso.

Conclusioni

I fondi comuni sono strumenti efficaci per minimizzare il rischio e massimizzare il rendimento. Infatti, rispetto allo “stock/asset picking” (cioè scegliere singolarmente le singole azioni/asset da mettere in portafoglio) si gode di una maggior diversificazione con minori costi di transazione.

Ad ogni modo, la scelta di tali strumenti deve essere guidata da una strategia di investimento ben definita e soprattutto, è necessario conoscere le caratteristiche di questi prodotti per poterli sfruttare al meglio.

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